Il Commento

Fascicolo 1


Romain Rolland

p. 6



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Qual'è il suo ritratto?
   Il «Prigioniero» di Michelangelo, che si torce nei lacci, e guarda il cielo.
   Che cosa ha fatto?
   Ha scolpito con virile verità anime grandi, e non v'è rigo dell'opera sua che abbia voluto cesellare, ornare e fiorire.
   Dove si mostra più completo e più umano?
   In «Jean Christophe» — nel suo romanzo — che è la biografia ideale del genio, la storia d'una forza della natura che pervicace ed invincibile e rompe attraverso ogni barriera e salta ogni ostacolo — la miseria famigliare, l'inganno femminile, l'incomprensione dei bruti, l'asservimento dei tecnici, il disprezzo degli arrivati, e che fa d'una carezza un poema e da un atto d'amore crea un mondo. Questa è l'opera che parla a tutti, in tutte le età, per tutti i sessi; poema umano, che comprende il bimbo e il vegliardo, il principe e il mercante, la signora raffinata e l'indolente borghese, l'ignoto provinciale aperto alla voce del genio e l'astuto ebreo che lo sfrutta. Ed è insieme il ritratto della Germania presente, il migliore apprezzamento del grande idealismo tedesco, la più feroce condanna del funambulismo alcoolizzante degli ostrogoti decadenti; oggi si parla tanto in Italia di Strauss e di Hofmannstahl, e non si conosce la caricatura con cui li immortala il Rolland.
   E poi?
  E poi editore di musica antica — storico dell'opera italiana — scrittore di drammi popolari e applauditi —(tralascio tutto ciò), egli ha scritto le «Vite degli uomini Illustri», pellegrinaggio a Beethoven e a Michelangelo, terapia morale per chi teme il dolore, lezione di accettazione decorosa della vita perchè la Voce che è in noi parli e guidi.
   Che cosa farà?
   Le pur mo' nate parole, della quinta parte di Jean Christophe, saranno la guerra in patria, la lotta contro i decadenti, i raffinati, i goditori della presente delicatissima «élite» francese. L'ultima astuzia del diavolo è la dolcezza, l'ultima prova del genio è il successo. Vincerà Jean Christophe?


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